Il figlio Luca
Lui che ha rispecchiato l’amore paterno di Dio, ha lasciato una traccia così indelebile, che all’inizio quando pregavo, tra la SS Trinità, Maria e tutti i santi del paradiso, pregavo solo Dio Padre.
Ho pregato solo Dio Padre per anni, finché Lui stesso, un giorno in preghiera mi ha detto: “Guarda che ti ho mandato mio Figlio per salvarti, se non ti rivolgi a Lui, quassù non si sale.”
Ho imparato ad amare Dio per imitazione e questo è il dono più grande che mi ha lasciato. San Paolo dice: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.” ( I Cor. 11,1) Mio padre era ed è di Cristo.
Ci sono tanti modi per essere padre; si è padri nella carne, si è padri nella fede, e mio padre ha generato così tanti figli che è diventato padre di una moltitudine; ed è per questo che mi sento in dovere di dire a tutti voi che siete stati generati con me: Onora tuo padre e tua madre come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché come dice la Scrittura, è l’unico comandamento a cui fa seguito una benedizione:
Perché la tua vita sia lunga e tu sia felice nel paese che il Signore tuo Dio ti da.
Grazie babbo
La figlia Jessica
sei stato un padre meraviglioso. Tu mi hai amato, tu sai amare, di un amore pieno di tenerezza. Quando hai dato i tuoi ultimi respiri davanti ai miei occhi, e soprattutto davanti al mio cuore, ero contenta di non averti lasciato solo, come tu non hai mai lasciato solo nessuno, ero onorata di avere questo privilegio.
Quando poi ho visto qual’era la liturgia del giorno non ho potuto fare a meno di sgranare gli occhi.
Allora ho capito. Tutto mi è passato davanti:
quando tu hai fatto la tua prima incredibile esperienza di Dio… quando nel momento dell’effusione ti fu consegnata quella parola: “Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». (Gen 15,5)”
E quando tu, con gli occhi meravigliati, come un bambino, ti chiedevi: cosa vorrà dire?
Quando tu poi hai avuto un’altra sconvolgente esperienza, nella quale ti è stata messa una cucchiara da muratore d’oro in mano e in modo chiaro hai sentito quelle parole: CON GESU’, SU GESU’, COSTRUISCI. Quella chiamata in seconda persona, rivolta ad un TU, a cui immediatamente, pur non sapendo come, sentivi di dover rispondere con tutto il cuore. Hai cominciato a dare tutta la vita, tutte le energie, a Dio, alla costruzione della sua opera, con quella sete insaziabile della Sua Parola, con quel cuore che ardeva perché quella Parola potesse toccare ogni persona. Tante volte ho creduto di vedere davanti ai miei occhi il moto di Gesù che “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
Da allora hai dato tutto, senza riserve. Tempo, soldi, casa, notti, giorni, lacrime, cuore. Tanti eventi, tante persone, tanti ostacoli, tanti dolori hanno cercato di fermarti, ma tu mi dicevi che sentivi come un dito puntato dietro la schiena a cui non potevi resistere. E allora mi veniva in mente l’espressione di san Paolo: “l’amore del Cristo ci spinge…” (2 cor 5,14)
Quando dovevi partire per Dio, dovevi partire ad ogni costo, anche alla fine, malato, debole, dolorante. E quando ti dicevo: Ma babbo, almeno quando pranzi spegni il telefono!…tu mi dicevi: Non posso! Con estrema serietà. E io in quel “Non posso” ci sentivo l’essenza del tuo cuore, l’essenza di quella spinta.
Quando durante qualche raduno di quella comunità che sotto i nostri occhi si è allargata come si allargava il tuo cuore, o davanti alle persone che a centinaia venivano a te per una parola che li potesse illuminare, io ti dicevo:
“Ecco babbo, vedi? Padre di molti popoli!”
Ieri ho capito… Ho capito che ti è stato dato il dono della Paternità. Hai un modo di amare che è quello di un padre. Non solo per me. Era un dono che non potevi contenere. Era un dono per molti popoli.
Non finisco ancora di scoprire per quante persone sei un padre. Continuano ad arrivarmi testimonianze di gente che non conosco, che mi raccontano che l’incontro con te ha cambiato la loro vita, ha rimesso in piedi il loro matrimonio, ha dato loro luce. Persone che mi dicono che ti sentono come un padre, persone che mi raccontano che quando tu l’hai abbracciate, si sono sentite abbracciate da Dio, persone che dicono di essere state acchiappate per i capelli,persone che si sono sentite generate di nuovo, persone che ti chiamano papà.
Ora ti porti dietro tutti questi figli, che vorrei che tu indossassi come una corona.
Grazie babbo!
La lettera della nipote Lucia, letta dal fratello Giacomo
Ho pensato che, nonostante siamo tutti diversi , speciali e unici, non tutti hanno un nonno come Tarcisio Mezzetti e questo molte volte davvero mi ha fatto riflettere su come dai tuoi “si” sia nata, è vero, la Comunità, ma anche la mia famiglia e soprattutto io.
Tu nonno, non sei stato un nonno semplice: qualche volta non ti ricordavi i compleanni, eri un po’ diffidente dei fidanzati delle tue nipoti … soprattutto quelli neocatecumenali 🙂 , e a volte eri un po’ testardo.
Ma questo non descrive per niente il tuo essere mio nonno.
Mio nonno Tarcisio mi ha insegnato, anzi mi ha dimostrato che Dio esiste.
Con la sua vita ha mostrato ai miei occhi ciechi la bellezza della fede, la meraviglia del lasciarsi portare da Dio ovunque. Io a lui devo la vita due volte, una per la vita terrena e l’altra per la vita nella fede che lui mi ha mostrato come accogliere senza paura.
Nonno, mi hai insegnato che “costruire con Gesù” significa combattere senza stancarsi mai. Combattere se stessi e il proprio egoismo, combattere il peccato perché il Demonio ci vuole solo ingannati e rassegnati, combattere la pigrizia e la comodità di una vita facile che non si spende per nessuno e dove io costruisco il mio futuro sulle mie sole forze. Combattere le difficoltà della vita, che nella tua sono state tante, ma di cui io non ho mai sentito un tuo lamento. Combattere è vero, ma mai da soli, coscienti che Dio non ci abbandona, non ci lascia mai, non si stanca, ma ci abbraccia e ci fa rifiorire ogni giorno, proprio come ha fatto con te.
Nonno, mi hai insegnato che “costruire su Gesù” significa non stancarsi mai di cercarLo, non sentirsi mai arrivati, non appoggiarsi mai sulle proprie sicurezze. La tua fede era grande e tutti lo possono testimoniare. Io questi giorni mi stupisco ancora di quante persone hai toccato nel profondo, di quante vite Dio ha salvato attraverso il tuo “si”. Nonostante la malattia e la vecchiaia, hai usato il tuo corpo e il tuo cuore fino all’ultimo per amare Dio e i fratelli che ti erano accanto.
Nonno, mi hai insegnato che una vita cristiana è una vita che agli occhi degli altri può essere da pazzi, insensata, ma che viverla significa pienezza e pace. Il matrimonio tuo e della nonna è per me l’esempio massimo di quanto, nonostante gli inciampi in cui la vita può farci cadere, la promessa di Dio non si spezza mai. E quando dico mai, intendo mai! Io mi fido di questo “per sempre” che Dio mi ha messo nel mio cuore, perché ho visto con te che non c’è fregatura. Tu mi insegni che ogni uomo cerca la gloria nella sua vita, ma solo chi cerca la Gloria di Dio non rimane deluso.
Questa è la grande eredità che mi lasci, e che lasci a ognuno di noi nipoti, ai tuoi figli e a tutti i tuoi fratelli in Cristo.
Nel giorno della tua morte, nel giorno in cui umanamente la sconfitta è assoluta e senza senso, io sento nel mio cuore pienezza, e assisto incredula al riflesso terreno della GLORIA di cui Dio ti fa partecipe nei cieli.
Ti voglio bene nonno
Lucia
Un’altra testimonianza del figlio Luca
Mio padre fin da quando ero piccolo mi ha fatto da babbo e da mamma; sono cresciuto che lui era il mio punto di riferimento fisso, per qualsiasi cosa della mia vita, è stato l’unico che mi dava quel rifugio.
Mi sentivo protetto e amato, ma senza avere bisogno di cose particolari, a me bastava che c’era.
Quando tornava la sera, correvo alla porta per aprirgli o quando avevo finito di giocare in qualsiasi ora del giorno e luogo dove lui si trovasse, io correvo da lui, non andavo a casa.
Lo raggiungevo al lavoro, all’università o alla SIBAR che era la sua ditta.
Ero come un cagnolino che gli girava intorno tutto il giorno, potevo staccarmi da lui per giocare un po’, ma poi ritornavo sempre a scodinzolargli intorno.
Anche quando abbiamo incontrato il Signore, e ha iniziato le sue missioni, i suoi viaggi, le sue catechesi, i suoi mille incontri, io partivo con lui, sempre.
Ricordo con lucidità le prime missioni quando andavamo a Papiano dove ci aspettavano i “ragazzi” che avevano già imparato: dopo la preghiera ci si ferma tutti per la “cena comunitaria”, la solita… pane e mortadella!!
O a Spina, da Don Decio che per fare le fotocopie usava il ciclostile.
O a Roma, che siccome eravamo in tanti in macchina, feci il viaggio sopra il freno a mano (ma con il cuscino sotto).
O a Foggia, dove Ranil si era inventato delle mega storie su Perugia e Tarcisio.
Sono cresciuto come la terra che gira intorno al sole e questa era la mia vita.
Tutto questo però era accompagnato da un pensiero che ogni tanto faceva capolino: ero terrorizzato dal perdere mio padre.
Solo l’idea che morisse mi faceva entrare in un’angoscia che non aveva fondo…
Appena mi veniva in mente la cacciavo con tutte le mie forze e gridavo al Signore, ogni volta:
Ti prego Signore, prima che porti via mio padre, guariscimi da questa paura.
Gli anni passano e arriva anche il tempo della prova, sia per la comunità che per la mia vita, insieme!
Ma diventa anche il tempo dove Dio mi porta nel deserto per parlare al mio cuore.
Nel 2000 quando ritrovo il Signore pienamente e mi attacco a Lui con tutte le mie forze, ricevo una serie di grazie straordinarie che segnano e guariscono la mia vita, e una di queste è proprio su mio padre.
Una sera stavo guardando un film con Nino Manfredi, lui era uscito di prigione dopo molti anni perchè era stato accusato di omicidio a seguito di un incidente dove aveva perso anche sua moglie e i 2 figli piccoli erano stati dati in adozione. Un fratello e una sorella cresciuti, credendo che il loro padre fosse morto.
Quest’uomo anziano aveva una gran voglia di rivedere i suoi figli, come erano cresciuti, dove abitavano e saputo dove, si fa assumere come giardiniere della casa per osservarli da vicino e conoscerli un po’.
Inizia una relazione piano piano fatta di parole, di gesti e di consigli, si costruisce un affetto, fino a che la sorella viene a sapere la verità. Sconvolta, quando lo racconta a suo fratello, questi ha una reazione negativa, si chiude…
Lui era stato cresciuto amorevolmente dai suoi genitori adottivi, e per lui suo padre era colui che lo aveva amato anche se nel frattempo lo aveva perso causa morte. Quest’idea di un padre vero, vivo all’improvviso lo aveva turbato notevolmente fino ad andare via di casa ed entrare in una crisi profonda.
Non sapeva più chi era veramente e da dove veniva, fino a che torna a casa e va incontro a suo padre e lo abbraccia.
Mentre riflettevo sulle reazioni di questo fratello, mi domandavo anche io il perchè.
In fondo aveva trovato il suo vero padre, è vero aveva ricevuto amore da un’altro ed era cresciuto bene con quell’amore, ma aveva trovato finalmente il suo vero padre…..
E mentre riflettevo su questi pensieri vengo travolto da uno “tsunami”.
In quel momento si illumina questo pensiero: il mio vero Padre era Dio e il padre adottivo era il mio padre terreno.
Certo avevo ricevuto tanto amore, e per me era lui il centro della mia vita, ma il mio VERO Padre era DIO!!!!
Ho pianto di un amore infinito, il mio cuscino era completamente bagnato e non potevo fermarmi.
In quel momento mi sono sentito come una pallina di Natale che qualcuno aveva preso da un ramo e appeso al ramo più alto.
Mi sentivo che dipendevo non più da mio padre, ma avevo trovato l’origine a cui tornare, a cui tendere per sempre, per l’eternità.
Da quel giorno è sparita ogni paura e quando andai a prendere mio padre all’aeroporto il giorno del suo infarto, testai già una pace particolare…. non poteva venire da me…
In questi giorni di Marzo, vicino al letto di mio padre, giorno e notte, l’ho lasciato andare nel mio cuore tra le braccia di Dio, la mattina successiva alla sua morte mi sono svegliato con una gioia e una pace immensa…
mio padre stava bene finalmente, ed io ero tutto di mio Padre.
Il ramo è caduto, ma la pallina non è caduta con il ramo….