È nato alla vita vera!
Ho conosciuto Tarcisio una sera del 1994. Era ospite di Roberta Percussi Furlanis, avrebbe cominciato un qualche Seminario nelle vicinanze, credo. Comunque sia, quella sera, una delle prime volte che mi recavo, a Monsummano, al nuovo gruppo che si andava formando dal gruppo madre “Donna Vestita di Sole” di Bientina, Tarcisio partecipò alla preghiera e molto informalmente parlò di Dio. Credo che senza quell’incontro la mia conversione sarebbe stata più problematica. Roberta lo presentò: “Questo è Tarcisio, è professore di Chimica tossicologica all’Università di Perugia, è tornato dall’America dove ha fatto il ricercatore presso il Mount Sinai Hospital di New York, è sposato con Helena, ebrea convertita al cattolicesimo, ha tre figli. Si è convertito 18 anni fa’, dopo aver ascoltato un disco, inviatogli dagli Stati Uniti da suo cognato (ndr, il disco non veniva da Peter, ma inizialmente Tarcisio lo credette), sul quale non c’erano indicazioni, ma era accompagnato solo da un biglietto su cui era scritto: “Ascoltalo, poi dimmi che te ne pare. “Tarcisio l’ha ascoltato, ed ha cominciato a piangere. Ma vi dirà lui, se vuole.” E lui cominciò a parlare. E spiegò che il disco conteneva semplicemente il canto in lingue sgorgato ad un raduno di preghiera di carismatici del Rinnovamento nello Spirito, in America. Dove non ricordo. Non capiva una sola parola, ma non poteva fare a meno di piangere. Lo riascoltava…e giù lacrime. E’ andato avanti quattro giorni a piangere. Fu una profonda conversione. Ne ebbe la vita stravolta. Andava a far lezione all’università con una croce di legno in bella vista davanti al petto e, al tempo delle brigate rosse che gambizzavano e uccidevano, non era una cosa tanto consueta. Suscitava stupore e domande, dalle quali Tarcisio traeva spunto per una naturale, efficacissima opera di evangelizzazione tra i suoi studenti. Ebbe alcune esperienze mistiche. Durante una di queste, disse, sentì chiaramente le parole: “Con Gesù, su Gesù, costruisci!” Non capì nulla del significato, ma capì che in modo inequivocabile erano rivolte proprio a lui. Dopo pochi mesi, tanti dubbi, tante discussioni appassionate con le sorelle Agnese e Leonia, prendeva corpo il primo nucleo della Comunità Magnificat. Quando Tarcisio parlava lo ascoltavo affascinato, era naturalmente eloquente, ma con una capacità innata di non essere mai pesante. Divertente, anzi. Mi viene in mente della volta che raccontò della sua prima esperienza con quei “matti del Rinnovamento”, come disse. Andò alla riunione per controllare le sorelle e sua madre, che gli sembravano “rincitrullite”: più bacchettone dei bacchettoni, tanto che non parlavano d’altro che di Gesù, della Madonna, di Chiesa e roba del genere. Aveva paura che fossero capitate in una setta. Lo avevano invitato, e lui ne approfittò per andare a smascherare le strane trame che temeva stessero tessendo ai danni delle sue donne. Appena entrò, fu sorpreso. Belle preghiere: sembravano spontanee. Non le aveva mai sentite di questo tipo! Dopo un po’ alcuni, dovevano essere i caporioni, lo invitarono in mezzo a loro e gli chiesero se voleva accettare che pregassero su di lui. “Poverini… picchiare non mi picchiano di certo, non voglio farceli rimaner male” pensò. Fu un’esperienza sconvolgente: ebbe una effusione dello Spirito straordinaria, anche senza tanti Seminari e insegnamenti. Così bella, che sua moglie chiese subito che pregassero anche su di lei. “Ah, no! Tu sei ebrea. Ti ci vuole un po’ di preparazione!” Helena ci rimase male, lì per lì, ma lo Spirito Santo raggiunse anche lei, che si era ritirata, piccina piccina, in fondo alla stanza! Ebbe un’effusione spontanea bellissima! “Come siamo stupidi noi poveri uomini. Vogliamo mettere limiti anche a Dio!”, concluse. Il fatto di sapere un po’ di matematica e un po’ di fisica poteva essere per me un handicap. E’ forte il luogo comune per cui uno che sa di scienza crede nelle leggi della natura e quindi non può aver fede in Dio. L’idea deriva dagli illuministi, che in polemica con gli “oscurantisti clericali”, hanno avuto il discutibile merito di dare inizio al positivismo, al comunismo e ad ogni materialismo atto a sradicare Dio dal cuore dei popoli. Conoscere Tarcisio mi ha dato un punto di riferimento. Non avevo mai frequentato la Chiesa. Non sapevo nulla di liturgia, e del cristianesimo praticato ero al livello della più grande superficialità, ossia ero al “sentito dire”, e avevo sentito, come poi ho scoperto, soprattutto calunnie, notizie false e tendenziose, interpretazioni disoneste e faziose venute da coloro che Cristo lo odiavano. Quando per grazia di Dio ho cominciato ad andare a Messa a Bientina, a seguire una liturgia affascinante, accompagnata da canti che mi coinvolgevano, specie all’invocazione allo Spirito Santo, quel canto particolare che mi faceva rizzare i peli delle braccia e mi mettevano una pace in cuore che non avevo mai sentito, mi è passato per la mente anche il pensiero: “ma mi sto rincitrullendo? Mi sto facendo condizionare da tutta questa gente un po’ “fatta”? Mi pareva però che fosse gioia, non demenza. Tarcisio era un laureato in materie scientifiche, chiaramente intelligente, e si era fatto coinvolgere in modo così bello e completo dall’azione di Dio, parlava di questa azione in modo così spontaneo e naturale, che da allora è sembrato naturale anche a me mettere da parte ogni remora e dar spazio a ciò che mi era nato dentro: una gran voglia di conoscere la Parola di Dio, per conoscere quel Gesù che evidentemente mi era stato sempre accanto, ma che io non conoscevo. Per molto tempo sono andato al gruppo senza aprire bocca, senza neppure provare a fare una preghiera ad alta voce. Ero un timido, pensavo, e ne ero convinto. Una volta però Tarcisio, in una delle tante occasioni in cui si trovava a seguire il nostro gruppo, domandò proprio questo: “Chi è timido? Chi si vergogna ad aprir bocca per dar lode al Signore?”. Ed io, timidamente, è ovvio, alzai la mano. “Sappi che la tua non è timidezza, ma superbia! –mi disse-Tu sei preoccupato di far brutta figura davanti agli altri, pensi: “E se non mi vengono bene le parole? E se comincio a impappinarmi? Tu pensi a te stesso, non a Dio a cui devi rendere gloria! Comincia a lodare Dio perché ti ha portato qui, comincia a ringraziarlo per la tua vita, preoccupati di Lui, che Lui sia contento del tuo rendergli grazie, senza preoccuparti d’altro. E se ti impappini, se fai una brutta figura, te ne devi completamente disinteressare, anzi devi pensare: “Meglio così, grazie Signore che mi togli quella superbia che mi impediva di renderti quella lode, quell’onore che a Te spettano, non a me”. Mi dette una lezione che non ho più dimenticato. Talvolta era rude, ad un giudizio superficiale, ma io ho sempre visto tanto amore sgorgare da lui: richiamava, correggeva, indirizzava, senza mai blandire, anzi, spesso, “spettinando” i fratelli, ma era sempre spinto dall’Amore, e se uno non era sordo, lo sentiva chiaramente. Ho un grosso debito di riconoscenza con Tarcisio, ma sono sicuro che il Signore lo ha già ripagato come ha promesso: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre o madre, o figli o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29). AMEN
Aurelio
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